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Rayuela Edizioni

CHIAVE DI VENTRE

CHIAVE DI VENTRE

di Milton Fernández
Prezzo di listino €18,00
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Imposte incluse.

Chiave di ventre è il racconto di un mondo che a molti appare fatato, quello della danza classica.
Nel romanzo viene visto, però, da dietro le quinte, da dove lo si scopre pieno di insidie, sacrifici, negazioni, dolore, frustrazioni, promesse mancate…

Una bambina si ritrova, senza nemmeno essere stata avvertita, davanti alla commissione esaminatrice di un’importante Accademia di Danza Classica. Viene presa e ben presto scopre di essere destinata a diventare una stella. Il sogno di sua madre (quello che sua madre le ha imposto). Un sogno in cui è costretta a immergersi anche lei, in anima e corpo. Si ritrova così a dover affrontare regole ferree, una disciplina estrema e senza appelli. La negazione del dolore e dei propri bisogni, la sottomissione a un corpo plasmato, giorno dopo giorno, nel miraggio della perfezione.

Un corpo che però, quando arriva alla soglia del successo…

 “Non sono facile ai turbamenti emozionali, non più. Non mi faccio prendere alla sprovvista dai loro tiri mancini. Sono una danzatrice, io. Cioè, sono ciò che devo e allo stesso tempo, che ho deciso di essere. Tutto il resto conta ben poco. Questa è la differenza tra quelle come me e il resto delle donne. Lo ha detto la Maestra giorni fa. E mentre lo diceva guardava me, lo sentivo. Anche se quando lei parla io mantengo lo sguardo basso. È così che si deve fare quando parla un maestro. Un atteggiamento di umiltà. Quasi di sottomissione nei confronti di chi è arrivato per primo. Così come altri faranno con me un giorno. E il sorriso sulle labbra, succeda quel che succeda. Il portamento regale persino quando si è seduti sull’autobus o ci si sfama in mensa. Quell’aureola che ricorda a tutti quanti di essere in presenza di una creatura speciale.”

 

RECENSIONE di Gabriele Lasciani

Una recensione del volume "Chiave di ventre" (Rayuela Edizioni), di Milton Fernández.

La danza, parafrasando Valéry, è chiedere al corpo quello che non ti può dare, tirar fuori il divino, l’eterno, da ciò che non lo è. Il nuovo romanzo di Milton Fernández, Chiave di ventre (Rayuela Edizioni), illumina questi «attimi, lampi, – prendendo ancora in prestito le parole del francese – frammenti di un tempo straniero, slanci disperati», per metterli rapidamente da parte, sfumarli nel sogno e nell’oblio. Quel che interessa a Fernández è proprio tutto ciò che troviamo, intorno a questi lampi divini, di mortale, materiale, umano.

La protagonista del romanzo è una bambina che diventa ragazza e donna. Il libro comincia nel momento in cui un’infanzia si conclude precocemente. A soli otto anni, questa bambina di cui – significativamente – non veniamo a sapere neanche il nome, viene strappata al tempo dilatato dell’infanzia e introdotta in un mondo fatto di orari, sacrificio e fatica. Il percorso di questa ragazzina coincide con la presa di coscienza graduale di un destino o, meglio, di una carriera e di una ambizione imposte brutalmente dalla madre, figura invadente e tirannica.

L’alternanza tra la prima e la terza persona nella narrazione non dovrà ingannare il lettore: Chiave di ventre non è un romanzo polifonico. Fernández sceglie di serrare lo sguardo dentro le piaghe di un apprendistato doloroso. Una lingua mimetica, elencatoria, che con la complicità di coordinate storiche e geografiche soltanto accennate, restituisce al lettore l’atmosfera asfissiante e ripetitiva di una ragazzina tanto determinata quanto debole. Un tunnel dentro il quale tutto (o quasi) è attesa e delusione, sforzo e frustrazione, e fuori dal quale i personaggi che incontra costituiscono di rado una boccata d’aria, più spesso una nuova umiliazione.

L’elemento più emblematico di questa chiusura monocroma (e al tempo stesso unica via di uscita) è lo specchio, ossessione della protagonista e figura-chiave del romanzo. Se inizialmente il grande specchio della sala prove o, più semplicemente, la vetrina di un negozio, sono un modo per ribadire a se stessi il proprio destino e la propria abnegazione, via via che leggiamo queste pagine gli specchi si convertono in maledizione, dando forma a una rappresentazione allucinata ma efficace della parabola drammatica della bambina fatta donna. Perché la vocazione convive sin dall’inizio con la dannazione, l’estasi con il martirio (Santa Caterina, Santa Teresa sono figure molto care alla protagonista), l’ambizione e il sogno con orridi fantasmi, incubi atroci; la grazia cede alla caduta, allo sfacelo, la leggerezza al dolore.

La protagonista, prima di un finale sorprendente, pur sfidando le brutture del quotidiano, finisce con l’immergersi per intero nell’orrido e nell’insensibilità. La ballerina cerca l’etereo, il divino, sfida la gravità e lo squallore, ma non può che ricadere sul palco. Il tonfo che ne scaturisce fa che lo spettatore (e il lettore) non si illudano: è pur sempre un corpo. (Gabriele Lasciani)

Pagine: 261 g
Codice ISBN: 978-88-97325-53-6
Dimensioni: 190 mm x 135 mm x 17 mm
Peso: 372 g
Data di pubblicazione: 06/04/1234
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