Descrizione prodotto
In breve
Racconti che lasciano con il fiato sospeso, che fanno rabbrividire, accapponare la pelle, intenerire, che coinvolgono e trasportano altrove. Horacio Quiroga è un Edgar Allan Poe intriso di foresta tropicale. I suoi personaggi potrebbero essere nati solo lì, sulle sponde del fiume Paranà, al confine con tre paesi vasti come oceani: Argentina, Brasile e Paraguay.
Una raccolta per gli amanti del genere gotico, delle storie un po’ folli e della bella letteratura.
Il Libro
I quindici migliori racconti di Horacio Quiroga scelti e tradotti con particolare trasporto da Milton Fernández, grande estimatore dello scrittore, suo conterraneo.
Un libro che soddisferà profondamente i conoscitori dell’autore e sorprenderà chi ancora non l’ha mai letto. L’amore, la pazzia e la morte sono i temi che si nascondono dietro a titoli apparentemente innocui come “Il solitario”, “Il figlio”, o più inquietanti come “La gallina sgozzata”. I toni e il ritmo dei racconti, mantenuti con maestria nella traduzione, sono in grado di farci sentire sulla pelle la ruvidezza, la crudeltà ma anche l’infinita bellezza della foresta tropicale, luogo in cui sono stati scritti e sono perlopiù ambientati. Ma il percorso più interessante è quello che ci porta nei meandri della psicologia dei personaggi, nei quali aleggia un’oscura follia che sembra parlare implicitamente dell’autore. Un autore unico nel suo genere ma, soprattutto, un uomo dalla personalità fuori dall’ordinario, che ci viene raccontato, con tono squisitamente personale, nella splendida postfazione del traduttore.
Lo scrittore
Un’esistenza segnata dai tratti amari caratterizza questo maestro del racconto latinoamericano, nato il 31 dicembre del 1878 a Salto (Uruguay). La sua vita fu infatti sconvolta da numerosi eventi tragici: la morte del padre a pochi mesi d’età; l’essere stato testimone involontario del suicidio del patrigno, qualche anno più tardi; la morte di due fratelli per un’epidemia di tifo e quella un amico, vittima accidentale di uno sparo di rivoltella da lui stesso maneggiata; infine il suicidio della moglie e successivamente della poetessa Alfonsina Storni, con la quale aveva vissuto un’intensa storia d’amore. Quiroga, affascinato dalla natura selvaggia, dopo qualche anno a Montevideo, passò buona parte della sua vita nella foresta argentina, per poi trasferirsi a Buenos Aires, dove – ormai malato di cancro – morì suicida nel 1937.
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